Il Certificato Peritale Filatelico … a mio parere.

Buon giorno, cari lettori. Da mesi coltivo l’idea di scrivere, ma soprattutto pubblicare, questo articolo. Si tratta di un tema a me caro, e forse un po’ scottante, che mi auguro verrà affrontato e discusso nel migliore dei modi, con correttezza e rispetto reciproco. Mi permetto questa iniziale sottolineatura dal momento che immagino potrebbe sollevare qualche polverone. D’altro canto, a mio avviso, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto sollevare la questione in modo chiaro e senza tanti fronzoli.

Oggi parliamo di certificati peritali filatelici, ossia quei bei foglietti di carta con riproduzione fotografica di un certo francobollo (o serie), timbro e firma di un perito filatelico regolarmente iscritto all’albo e sua dichiarazione di autenticità del valore postale. Parlando di francobolli sapete meglio di me che circolano pezzi di valore pressoché nullo e altri capaci di raggiungere in asta cifre da capogiro. Parliamo in quest’ultimo caso di francobolli il cui reale valore di mercato è importante e di conseguenza facilmente scambiabili con denaro sonante. Per questo motivo tali pezzi sono il più delle volte soggetti a falsificazioni. E non mi riferisco a riproduzioni pacchiane e facilmente riconoscibili anche da un filatelista inesperto. Parlo, ad esempio, di Gronchi Rosa falsi pressoché identici a un originale, ottenuti dalla stampa della vignetta su un certo foglietto di San Marino decolorato chimicamente e con tanto di filigrana al seguito. Oppure, ricordando il precedente articolo sulle Falsificazioni dei Barre, all’ingegno di chi ha saputo creare ad arte quartine dichiaratamente false del famoso Natale Laico del 2009 con codice a barre, utilizzando quattro francobolli originali dello stesso, trasferendoli sulla fustellatura del 60 cent. di posta ordinaria dello stesso anno e ristampando poi l’appendice con codice a barre con l’ausilio di stampanti a sublimazione.  Non mi dilungo oltre. Questo basti per farci capire che talvolta l’occhio anche allenato del collezionista non è sufficiente. Risulta necessario l’intervento di un vero esperto del settore dotato non solo di grande esperienza e conoscenza in ambito filatelico, ma anche di apparecchiature e strumenti del mestiere capaci di svelare caratteristiche nascoste o apparentemente invisibili, così da rendere possibile distinguere in modo inequivocabile il vero dal falso.

Il perito filatelico è un professionista che mette a disposizione sia del privato, sia del commerciante, i propri servigi, la propria conoscenza e le proprie strumentazioni  in cambio di un compenso.  Il perito filatelico è colui che, ufficialmente e sempre dietro compenso, ha l’autorità per certificare l’autenticità (o meno) di un dato francobollo. Potrebbero arrivare al medesimo risultato anche molti altri esperti e conoscitori del settore, sia privati, sia professionisti non periti. D’altra parte, chi solo in Italia ha la facoltà di rilasciare il famoso certificato (come è giusto che sia) è esclusivamente la figura autorizzata ed ufficialmente riconosciuta del Perito Filatelico.

Dopo queste premesse, a mio avviso più che corrette, osservo e leggo con attenzione alcuni certificati peritali rilasciati da nomi ben noti della filatelia in Italia. Salvo qualche rarissima eccezione, praticamente tutti i certificati riportano la frase “A mio parere …”. Sarò sincero e schietto: ogni volta che mi è capitato di leggere questa frase in un qualunque certificato peritale di un qualsivoglia perito filatelico, sempre ne sono scaturite idee contrastanti. Da un lato era chiaro che nessun perito poteva assurgersi a sommo dichiaratore di autenticità di un certo francobollo e pertanto era necessario che si tutelasse da possibili errori umani, apponendo semplicemente quella frase in ogni certificato che rilasciava: “A mio parere questo francobollo è autentico ed originale … ma in verità potrei anche sbagliarmi, ovvero potrebbe capitare un giorno che un altro perito, forse più preparato in materia o con al seguito strumentazioni più sofisticate, lo identifichi come falso.” Errare è umano e soprattutto la tecnologia fa passi da gigante ed è in costante evoluzione. Eppure, anche volendo accettare il fatto che un professionista cerchi in qualche modo di tutelarsi, rimane qualcosa in tutto questo meccanismo che proprio non mi convince.

Succede un giorno che devo far certificare la mia caldaia. Il mio vicino di casa G.P. è veramente in gamba: se ne intende davvero di idraulica e di caldaie e mi rassicura subito che la mia caldaia funziona correttamente. Purtroppo non è un professionista del settore e di conseguenza non è nelle condizioni di potermi rilasciare alcun certificato di conformità. Così sono costretto ad interpellare un idraulico regolarmente iscritto all’albo il quale, nel giro di qualche giorno, si presenta a casa mia, controlla e verifica la caldaia e, dopo essere giunto alle medesime conclusioni dell’amico G.P. ed aver incassato la sua giusta parcella, mi rilascia un certificato di conformità in cui dichiara, apponendo il suo timbro e la sua firma, che la mia caldaia è conforme alle normative vigenti e funziona regolarmente. Probabilmente il tecnico della caldaia non colleziona francobolli, ma mi viene spontaneo domandargli come mai non avesse aggiunto sul mio certificato la frase “A mio parere …” proprio per tutelarsi in caso di errori o incidenti. In fondo sbagliare è umano. Mi risponde che se io dopo un mese fossi morto a causa delle esalazioni di monossido scaturite proprio dalla mia caldaia … errare sarebbe stato ritenuto umano … ma lui sarebbe andato in galera comunque! D’altro canto io avevo richiesto l’intervento di un professionista del settore il quale solo poteva offrirmi la garanzia di un certo servizio unitamente ad un certificato valido, autentico ed incontrovertibile, perché lui era un professionista! E professionista significa non soltanto esperto in materia, ma anche certificato ed autorizzato a dichiarare, a certificare, ad autenticare, a garantire con il suo stesso nome, con la sua stessa firma, assumendosi anche il rischio e la responsabilità delle conseguenze qualora la sua tesi fosse smentita, vuoi da un altro perito, vuoi da un incidente. Il mio vicino avrebbe potuto rilasciarmi una dichiarazione in carta semplice con scritto, ed anche firmato, che a suo parere la mia caldaia era a norma. Ma in caso di incidente non avrebbe avuto alcun valore legale e di sicuro G.P. non avrebbe dovuto risponderne.

A questo punto torniamo al nostro certificato peritale filatelico. Vi voglio sottoporre un caso inverso e farvi riflettere proprio su questo aspetto. Poniamo alla nostra attenzione uno splendido esemplare di Gronchi Rosa corredato di certificato peritale di autenticità. Certificato di uno dei più noti periti Italiani che ne dichiara l’autenticità … ma solo a suo parere e non inequivocabilmente. Io ho un dubbio: e se capitasse (come è realmente accaduto in passato ed anche di recente) che un perito filatelico dichiarasse un certo francobollo come autentico ed un secondo perito lo riconoscesse come falso? Come posso accontentarmi di un simile certificato che lascia, purtroppo, adito a dubbi?

Sempre il mio caro vicino di casa, oltre ad essere un valido idraulico, è anche un grandissimo esperto filatelico, ma talmente esperto che il suo nome è noto e riconosciuto fin dalle alte sfere della filatelia italiana. Nonostante la sua immane conoscenza, le sue abilità, la sua esperienza e capacità nel riconoscere un falso, non ha mai avuto intenzione per scelta di diventare un perito filatelico, rimanendo per lui la filatelia solamente un hobby. Nonostante questo – mi ripeto – il suo nome ha fatto storia ed è noto proprio a tutti. E’ risaputo che se G.P. dice che un certo francobollo è falso, puoi star certo che vero non è! Ebbene, io sto sempre girando per casa con in mano il mio Gronchi Rosa affiancato da un bel certificato peritale di autenticità. E la frase “A mio parere …” purtroppo non mi dà pace e un po’ mi tormenta. Qualora decidessi di metterlo in vendita sono certo che raggiungerebbe ottime cifre all’asta, dato che tale certificato fa sì che la sua autenticità sia altamente probabile. Però, forse per una questione di principio, io sarei disposto a pagare un perito in grado di garantirne l’autenticità al 100% e non soltanto “a suo parere”. Mi viene l’idea di farlo certificare anche da un secondo perito. Ma in questo caso avrei due pareri molto probabilmente identici, ma sempre e soltanto due pareri. E non mi sembra giusto sborsare altro denaro solamente per un secondo parere. Anzi, in verità proprio non mi sembra corretto pagare una parcella perché un professionista mi fornisca un semplice parere. Così ho un colpo di genio: il mio vicino è vero che non è perito, ma – accidenti a lui – la sua fama è nota a tutti! Forse un certificato non me lo potrà rilasciare, ma un parere certamente sì e sono convinto che un suo giudizio scritto nero su bianco, unitamente alla scansione del francobollo in questione e alla sua firma apposta in modo corretto avrebbe un grandissimo peso sul mercato. Su tale foglio probabilmente non avrei scritto “Certificato di Autenticità”, ma sono sicuro che chiunque potesse riconoscere il nome e la firma di G.P. proprio sulla foto del mio Gronchi Rosa, sarebbe più che certo di acquistare un francobollo autentico ed originale.

Io stesso, dovendo acquistare un Gronchi Rosa corredato da certificato peritale riportante la frase “A mio parere …” avrei buone probabilità di portarmi a casa un francobollo autentico. E se poi a distanza di mesi, o peggio di anni, risultasse un falso? E se il perito si sbagliasse? Tutto è possibile, ma accidenti, per lo meno che tale ipotesi non traspaia così chiaramente dal certificato stesso!

Allo stesso tempo mi cade l’occhio su un’asta di un secondo Gronchi Rosa. Dalla foto sembra proprio un bell’esemplare: ottima centratura, gomma freschissima, dentellatura perfetta. Peccato che non sia corredato da certificato peritale di autenticità … ma aspetta un secondo … il venditore è proprio il mio vicino di casa G. P. ed è disposto a spedirmelo unitamente ad una scansione dello stesso con apposta la sua firma e due righe comprovanti l’origine del francobollo! Forse non sarà un perito, forse di certificato vero e proprio non si tratterà, ma del resto fare una scansione ed apporvi la propria firma penso che sia lecito. E d’altra parte se lo dice G.P. che è vero, sicuramente è autentico! A farlo certificare da un vero perito sarò sempre in tempo: l’importante adesso è avere la garanzia assoluta di portarsi a casa un esemplare autentico al 100%.

Concludendo, senza voler in nessun modo polemizzare o attaccare nessuno, ho cercato di utilizzare esempi chiari e casistiche semplici, quanto comuni, proprio allo scopo di portare alla luce quello che, a mio avviso, è un problema serio. Qualunque filatelista che voglia far periziare un certo francobollo deve rivolgersi ad un perito filatelico, ossia ad un professionista del settore regolarmente iscritto all’albo e pertanto riconosciuto come tale, per capacità ed esperienza. In quanto tale, il professionista deve potermi fornire una perizia completa e veritiera dell’esemplare, senza lasciare adito a dubbi. Il cliente paga una parcella per il servizio richiesto e pertanto ha il diritto di pretendere un certificato “Senza alcun dubbio”. Qualora un perito non fosse in grado di garantire l’autenticità al 100% del francobollo, allora lo stesso perito non sarà nelle condizioni di poter rilasciare alcun certificato peritale di autenticità, dal momento che un certificato riportante tale frase potrebbe considerarsi assolutamente privo di valore … a mio parere!

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23 commenti su “Il Certificato Peritale Filatelico … a mio parere.”

  1. Caro Willy,
    dopo aver attentamente verificato il tuo scritto, analizzandolo in tutte le sue parti, controllando tramite id che l’avessi realmente scritto tu quest’articolo, posso tranquillamente scriverti che: A MIO PARERE HAI RAGIONE….ma soltanto A MIO MODESTO PARERE, quindi se qualcuno pensa il contrario: ME LO CERTIFICHI il suo dissenso.
    In onesta lealtà ti devo comunque scrivere che una sola volta ho fatto certificare un francobollo, pagando il “giusto prezzo”, certificato autentico e risultato totalmente Falso.
    Sono stato comunque rimborsato della cifra da me sborsata, previo ritiro del certificato ” Sbagliato” …..A Voi Il Parere

  2. In uno stato dove gli errori giudiziari non contemplano risarcimenti da parte dei giudici e quindi in pratica alcuna responsabilità diretta ( nel senso pagamenti in moneta sonante, sempre che possa esservi un prezzo alla libertà individuale di una persona innocente) il fatto che un perito filatelico non risponda di un suo certificato mi sembra normale e il male minore. Tutto dipende dall’etica della persona che ai tempi nostri pare debba essere rivalutata e formata in molti professionisti di ogni settore. Per quanto mi riguarda ho avuto modo di conoscere solo un perito, nella mia città, purtroppo oggi deceduto . Si trattava di Bruno Savarese Oliva. Ho fatto certificare da lui alcune buste del Regno , una BLP , e altre cose. Ho passato con lui una mezzoretta nel suo studio soppalco di via XX Settembre. Il pezzo che pareva più importante, in realtà è risultato un falso, molto ben fatto che aveva a colpo d’occhio confuso anche il perito. Solo l’ingrandimento e la tecnologia ha permesso di valutare l’oggetto smascherando il giochetto. Risutato…. ho pagato solo i certificati , e non il tempo utilizzato dal perito per la busta. Oltretutto passando mezz’ora come ho detto ,in compagnia di una persona disponibile che dimostrava la sua passione per un lavoro eseguito con “etica ” professionale . Oggi ho i suoi certificati e sinceramente non ho mai messo in dubbio il suo parere…. anche se esordiscono tutti con….. A mio parere…. appunto.

  3. tanti anni or sono, in prima elementare, quando ci si alzava in piedi all’ingresso della maestra, dicendo buongiorno e segnarsi col segno della croce e recitando un’ Ave a Maria, per insegnarci la differenza della E congiunzione e della È verbo essere, ci domandava: RAGAZZI, IL SOLE ETE O NON ETE DI COLOR GIALLO? Ho diversi certificati di nomi illustri della filatelia dove alcuni sostengono A MIO PARERE e altri scrivono È ORIGINALE , altri periti e molti commercianti titolari di filatelia quando vendono un qualcosa di pregiato rilasciano un certificato di originalità del tipo fotografico, comunque A MIO PARERE, sta cavolo di frase, la leggo anche su certificati vecchi di oltre 60 anni e non vorrei che fosse una performance tirata a lungo. Buona domenica a tutti e un FORZA RAGAZZI ai fratelli e sorelle colpite dal sisma.
    P.S. come al solito bisogna sempre rivolgersi al commerciante professionista e al perito di fiducia per acquisti di un certo rilievo. Poi………

    1. Per acquisti importanti, più che rivolgersi alla figura del professionista (io stesso ora lo sono, ma non cambio idea) bisogna rivolgersi in primis ad una persona di fiducia che abbia saputo dimostrare coi fatti e nel tempo la sua serietà. Spesso purtroppo professionale non è sinonimo di garanzia. Se hai qualche immagine di certificato interessante da pubblicare, passamelo via email che lo integro nella galleria di questo articolo. Ciao e grazie per il tuo intervento.

  4. Willy sto articolo me sa che cce darà tante soddisfazioni se qualche nome pregiato della filatelia entrerà a commentare, ci voleva proprio sto articolo.

  5. Il termine “PARERE” in perizia non corrisponde all’accezione del linguaggio comune (opinione personale soggettiva) ma significa GIUDIZIO (conclusione motivata ed oggettiva) frutto d’indagine metodica e scientifica.
    L’ accezione comune rimanda a impressioni e sensazioni soggettive, a un punto di vista più o meno valido o discutibile e, inevitabilmente, sempre parziale.
    La seconda accezione (in ambito peritale di qualsiasi campo) rimanda invece a rilevazioni esatte, coerenti, complete, oggettive (o comunque finalizzate alla ricerca dell’oggetività), approfondite e argomentate.

  6. Il tema è proprio questo. L’espressione “a mio parere” usata nei certificati peritali può risultare ambigua, in quanto non è “oggettivamente” chiaro (altrimenti non ne staremmo quì a discutere) con quale accezione debba comunemente essere intesa, e se essa sia sinonimo di opinione personale soggettiva (e quindi mutevole, cangiante, in base al soggetto che redige la perizia) o di giudizio oggettivo, “non opinabile” (il francobollo o è autentico oppure no!)
    Il tema peraltro è noto ed è stato sollevato anche da alcune associazioni come il “Club Filatelia d’oro” che ha scritto persino una invito a non usare nei certificati peritali la suddetta formula “a mio parere” (la stessa associazione pone anche altre questioni su cui concordo, come la necessità di non usare il termine “investimento” in filatelia, o la necessità che i prezzi dei cataloghi siano adeguati al reale valore di mercato dei francobolli…). Infine ricordo che, proprio di recente, è nata l’APFIP, un’associazione di periti filatelici che annovera tra i sui iscritti alcuni tra i più noti periti filatelici italiani. Sarebbe interessante porre la questione direttamente anche a loro. In fondo si tratta “semplicemente” di abolire un termine.

  7. Chiaro e conciso l’intervento puntuale del Dott. Cilio, che saluto cordialmente. Dunque “parere” è sostituibile a “giudizio” ma ambedue i termini fanno comunque parte di un linguaggio tecnico che da una parte esprime la buona fede e la professionalità del perito ma dall’altra sembra lasciare il dubbio sottile dell’errore che è comunque umano e comprensibilissimo. Come ho scritto nel mio post precedente, a mio “parere” è l’etica professionale che fa la differenza. Come un qualsiasi professionista , il perito deve metterci la faccia e il nome ed ogni eventuale errore non è certamente beneaugurante al prosieguo della carriera , di qualsiasi si tratti. Resta il fatto non superficiale che se un collezionista si ritrova con un falso certificato , anche se peritato da una nota firma caduta disgraziatamente in errore, dovrebbe essere almeno rimborsato della perizia che asseriva la sua autenticità e magari anche in aggiunta, delle scuse dello stilatore della stessa. Cosa che non credo che avvenga .
    In pratica mi piacerebbe conoscere il comportamento “standard” di un perito che si veda contraddetto da una nuova perizia . Cosa fa ? Dove inizia e finisce la sua responsabilità, pensando che magari la sua certificazione ha permesso che il mercato si muovesse attorno al francobollo aumentandone in parte anche il valore ? Io ho negli occhi un vecchio signore che a una manifestazione genovese, tentava di vendere un Gronchi e un Cavallino certificati….. riconosciuti dal titolare dello stand , dopo attento esame , falsi. Un saluto a tutti.

  8. Ecco una scansione con due certificati, che, forse, toglierà qualche dubbio. Facendo qualche ricerca in rete su vari siti filatelici dove hanno un glossario dei termini usati in filatelia, A MIO PARERE, (il termine) è come spiega il Dott. Cilio. Poi, come al solito, ad ognuno la sua. Quando un francobollo non è e non ha le caratteristiche, viene bocciato come al certificato di sotto.

  9. Rispondo al Sig. Marco e al Sig. Francesco.
    Che io sappia i periti che hanno sbagliato una perizia (naturalmente si parla solo di falsi o di errori di catalogazione; non di linguelle ecc.) hanno ripreso il loro certificato rimborsandolo e anche scusandosi. Forse è poca cosa, ma è quello che il perito può fare.

    Vorrei anche fare una considerazione generale: noi pensiamo che la filatelia sia cosa a sè e che le regole debbano valere solo per noi e forse anche diverse dal vivere comune. Invece voglio riocrdare che le PERIZIE DI QUALSIASI GENERE (dalle assicurazioni, alla grandine, ai valori di antiquariato, a quelle mediche e tutte le altre) sono sempre PARERI; sarà poi il GIUDICE che deciderà il valore e l’attendibilità della perizia ed emanerà la sentenza che LUI crede più giusta. Non viviamo in un mondo diverso o un mondo di sole fregature. Si vorrebbe fare passare il concetto che in filatelia ci si comporti in modo diverso dalla vita reale e si pretenderebbero delle regole che non ci sono in nessun altro campo. Il PARERE nelle perizie rimane sempre tale in ogni settore. Sentiamo tutti i giorni in televisioni diversità di “pareri” nelle perizie anche in casi importanti e umani anche di persone ferite o decedute o in casi di movimenti di miliardi! e ci meravigliamo dei nostri certificati. L’importante è serrvirsi di un perito serio, con anni di militanza magari anche commerciale e che sappiamo per “vox populi” che non sbaglia o almeno sbaglia poco e comunque in BUONA FEDE. Cerchiamo di essere filatelicamente più sereni!

  10. Esco un po’ dal tema per dire che in generale ritengo molto utili il dibattito, gli stimoli e i consigli soprattutto se provengono da profili molto esperti, come il dott. Cilio. Lo ringrazio, dunque, personalmente per suoi interventi, unitamente a Willy per la possibilità di confronto che questo sito ci offre. Interventi di personalità autorevoli, come il dott. Cilio, e anche di “giovani collezionisti”, trentenni come me, decisamente meno esperti ma comunque “innamorati” di questo “hobby”, anche se da pochissimi anni, sono significativi e dimostrano che c’è ancora linfa vitale nel settore, e speranza di attrarre nuovi collezionisti. Spero che questi ultimi siano “curiosi” e interessati, come me, a comprendere e a capire sempre di più quali sono le dinamiche che gravitano attorno a questo mondo. E’ importante essere curiosi e documentarsi. E’ importante comprendere i termini usati nel linguaggio del settore, per vari e ovvi motivi.
    Ritornando al topic, mi ritengo fortunato, perché nella mia collezione, rientrano alcuni pezzi corredati da certificati. Sono tutti redatti da noti ed esperti periti. Li definirei i “Periti-Stars” del settore. Tutti ne conosciamo i nomi. E’, infatti, la stessa “vox populi” che li enuncia, discriminando, giustamente, quelli improvvisati, senza esperienza e con poca serietà. Sono pertanto sicuro della loro attendibilità e affidabilità, pur sapendo che anche per loro “errare humanum est”. Penso anche che gli stessi certificati e le stesse “firme” sarebbero sinonimo di altrettanta attendibilità e affidabilità se quel termine (“a mio parere”) fosse omesso. Ma forse mi sbaglio.
    Buona collezione e buon lavoro a tutti!

  11. Concordo con il dott. Cilio per il fatto che qualunque certificato o perizia, alla fine, sia solamente un parere personale di un esperto. In fondo a periziare un francobollo, oppure una moneta, oppure ancora una caldaia (riallacciandomi all’articolo) è sempre e solamente una persona. Tale persona avrà più o meno esperienza, più o meno capacità e sarà in grado e nelle condizioni di fornire certificazioni più o meno veritiere. Poi, in caso di disaccordi, sarà ovviamente un giudice a sentenziare. Resta il fatto che è compito del perito, ed anche nel suo pieno interesse, fornire certificati il più veritieri possibili. Ma il problema non risiede in questo punto, bensì nella forma con la quale abitualmente un certificato peritale filatelico (solo filatelico!) viene scritto. Come tale, a mio avviso, non dovrebbe presentare nella sua forma originaria alcuna frase o alcun modo di esprimersi che di per sé possa dare adito a dubi. E invece così è. Il dott. Cilio afferma che la frase “a mio parere”, se ho ben capito, è sinonimo di “a mio giudizio” e ci potrebbe anche stare, ma resta il fatto che, come potenziale cliente – e mentirei se dicessi di essere l’unico a sollevare la questione – ho un dubbio. E a questo punto, proprio perchè il certificato è un servizio a pagamento offerto alla clientela, è un dato di fatto che in primis deve esserci la soddisfazione del cliente finale. Ora, se si sostiene che la frase “a mio parere” non deve insospettire in alcun modo in quanto sinonimo di giudizio, quindi immagino che non abbia alcuna funzione tutelativa, o cautelativa per il perito. Quindi si può tranquillamente omettere da qualunque certificato, scrivendo molto semplicemente: ” Ho esaminato il francobollo … e dichiaro che è originale!” Situazione del perito esattamente come prima … cliente soddisfatto al 100%. Inoltre aggiungo che gli aspetti più importanti devono essere non tanto l’iscrizione all’albo ecc. bensì l’esperienza, la fama, le capacità … insomma il nome di un certo perito a fare la differenza. Concordo appieno con questa affermazione, a mio avviso sinonimo di professionalità. Se ho bisogno di un idraulico bravo, non mi interessa che sia iscritto all’albo: ho bisogno di garanzie e quale migliore garanzia di altri clienti che sostengano la sua bravura? Ora, ipotizzando che il sottoscritto sia uno dei massimi esperti della filatelia in Italia e soprattutto conosciuto e degno della fiducia di molti … immagino che qualora dovessi accompagnare la vendita di un Corriere dei Piccoli con codice a barre dal presente documento, forse un cliente acquisterebbe con la massima tranquillità. Badate bene che ho scritto “documento” e non “certificato”. Infatti non sono nelle condizioni di poter stilare certificati peritali, ma immagino di non commettere un illecito se dovessi affiancare una mia vendita da un simile documento. Il mio scopo non vuole affatto essere risparmiare sui costi, anche perchè io stesso mi rendo conto, oggi sul mercato, l’impatto e soprattutto la valenza che potrebbe avere un mio foglietto di carta rispetto ad un bel certificato peritale del Dott. Cilio. Del resto, se su tale foglietto fosse riportata la scansione di uno splendido esemplare di Gronchi Rosa e la firma non fosse più la mia, ma del mitico G.P. che ricordiamo essere uno dei più esperti e riconosciuti filatelisti in Italia, forse le cose cambierebbero e a fare la differenza sarebbe non tanto una eventuale iscrizione all’albo, ma proprio la fama, il nome e l’esperienza nota di un certo collezionista, la cui parola è da tutti riconsciuta e sempre apprezzata.

  12. Non mi fossilizzerei sulla frase ” a mio parere”, una consuetudine e una normalità in tutte le perizie di qualsivoglia perito di ogni ramo. Non si possono sovvertire delle regole del codice civile. Altra cosa è il documento che vorrebbe redigere il Sig. Verzellesi. Anche questo è ormai una consuetudine, ma non è un Certificato peritale ma una garanzia che tale francobollo è venduto dal tale commerciante il quale risponde, perizia o no, per tutta la vita dell’autenticità dell’oggetto che ha venduto. Direi che ha la stessa valenza di una fattura o di uno scontrino che attesta la provenienza e l’acquisto di un oggetto. Non c’è bisogno della frase “l’ho acquistato io all’ufficio postale, ecc”; vorrei vedere chi possa scrivere tale frase nel caso di una Repubblica Romana, per esempio, o di un francobollo di Regno. La vedo più come una scusa o una puntualizzazione per dire che la parola di chi scrive vale solo in quanto lo ha acquistato lui stesso e non sul fatto che conosce i francobolli e può attestare una sua competenza o conoscenza della materia. Capisco che la proliferazione di nuovi periti che si autoincensano e si autoproclamano può destabilizare il collezionista ma io mi comporterei come ci si comporta nella vita “reale” o normale. Quando cerchi un medico “specialista”, per esempio, cominci a chiedere ad amici o parenti se conoscono qualcuno che ha già curato qualche altro con la stessa patologia, come si è trovato, se ha trovato il medico preparato, competente, umano ecc. e si chiedono consigli a più persone per poi approdare ad una decisione su una certa persona. Anche in filatelia il collezionista può chiedere ad altri collezionisti, a commercianti, a case d’asta l’attendibilità e competenza di un certo perito, informarsi sulla sua area di competenza, su eventuali errori commessi e in quale percentuale e quantità, sulla sua presenza sul mercato e sulla fama, sull’attendibilità delle sue perizie ecc…. Proprio come in qualsiaisi altro momento della vita normale quando si ha bisogno di uno specialista. E questo è già una buon modo per mettersi al riparo il più possibile da personaggi incompetenti. Mi sembra, anche nel caso della vita quotidiana e nel caso anche di un idraulico, che sempre si faccia la scelta giusta e che si trovi sempre l’artigiano, il conduttore di caldaia accennato da William, che ti risolva perfettamente il tuo problema. Comunque in filatelia è molto più semplice. Il mercato è piccolo e non vi sono difficoltà nel “centrare” il perito giusto e competente. Le chiacchere” e la “vox populi” possono aiutare molto.

  13. Dimenticavo una cosa importante che deve sempre accompagnare la vita di un perito: la buona fede. Se vedete centinaia di certificati “sbagliati” dello stesso perito allo stesso commerciante cominciate a sospettare. La frase “mi servo di quel perito perchè mi fa passare tutto”, per esempio, manifesta la mancanza di buona fede prima del commerciante e poi del perito. Una sorta di associazione per delinquere!

  14. Buongiorno,volevo sapere se un perito firma al retro un francobollo equivale a un certificato di garanzia?

  15. La firma nel retro di un francobollo a seconda della posizione dove viene fatta segnala le diverse condizioni di stato in cui si trova il francobollo. In ogni Paese esistono degli usi e consuetudini tra i periti che uniformano queste regole.
    una volta usavano anche piccolissimi timbri.
    Comunque secondo il mio modesto parere un bollo con gomma integra una volta Firmato non ha piu’ la Gomma Integra,basterebbe la foto sul certificato tanto ogni bollo e’ diverso dall’altro.
    saluti
    Massimo

  16. La consuetudine di firmare al retro il fb, molto usata in passato e credo meno utilizzata oggi, può aver senso su un pezzo usato e comunque la firma deve essere più importante del danno che la gomma riceve dalla matita. Io ho una Romana angolo di foglio firmata sul bordo da un noto perito, che senza dubbio oltre a garantirne l’ autenticità aumenta il suo valore. Ho conosciuto un collezionista che firmava al retro tutti i suoi pezzi…… e ho trovato una infinità di buste segnate da appunti addirittura a penna !!! Il fai da te spesso rovina l’oggetto oltre che essere inutile.

  17. Salve a tutti,cercavo qualche informazione riguardo questo pezzo che parrebbe essere una prova di colore del 5L. con vignetta non addottata…

  18. Finalmente un’uscita filatelica dentellata non adesivba La Cattedrale di Trani

  19. e la lamina argento dove la metti e nel folder fara la fine delle altre lamine viaggiate qualcuno ne sa qualcosa

  20. sara’ crisi sara’ il caldo,ma secondo me i prezzi dei barre anche se si vendono poco stanno salendo.,mi sbagliero’, ma guardate un po’ i prezzi del 2009.un saluto a tutti i collezionisti.FABIO

  21. Ora la collezione dei barre dovrà fronteggiarsi con la neo collezione dei francobolli su lamina d’argento, la quale, se dovesse funzionare, potrebbe purtroppo spostare quasi tutto l’interesse dei filatelici su questa nuova collezione. Ora è troppo presto per dirlo. Dovremo aspettare settembre-ottobre.

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