Buongiorno a tutti.
Ho letto tutti i vari commenti sulla catalogazione dei codici a barre da parte dell’Unificato 2012 e come unico ideatore ed estensore dello stesso, rispondo volentieri alle domande come pure alle critiche dandovi la versione dei “cataloghisti” in questione.
Come forse voi sapete sono stato il primo a lanciare all’ingrosso la collezione dei codici a barre (il mio primo listino è datato 29 maggio 2010, casualmente qualche giorno prima del bell’ articolo di Raimondi su Cronaca Filatelica) scrivendo proprio su quel listino e su tutti i seguenti anche le relative tirature di ogni francobollo. (per la cronaca, in quel momento l’ultimo francobollo quotato era il neonato “Giardini Botanici Hanbury, e la collezione contava 88 codici) .
Scoprendo questo nuovo filone collezionistico, non ho visto una speculazione, ma un bel modo di ampliare, specializzare e personalizzare la propria collezione di Repubblica che forse era diventata un po’ statica e noiosa. Ho sempre parlato bene di tutto quanto amplia e personalizza la propria collezione dando spazio alla creatività del collezionista, al proprio senso estetico e al desiderio di rendere più “personale” la propria collezione. Ho scritto numerosi articoli su riviste di settore e giornali di economia parlando anche di questa nuova moda e uno specifico articolo, già riportato su questo portale, nella prima rivista edita dall’Unificato “L’Arte del Francobollo” dell’aprile 2011 denominandoli, insieme a tutti i precedenti casi analoghi, “FRANCOBORDI“. Per chi non lo sapesse ricordo le appendici, i numeri di tavola, le croci, i vari stemmini, gli scudetti, le greche, i puntini, le scritte ecc. che hanno occupato i bordi dei fogli da oltre un secolo. Anche le vituperate moderne varietà, se di modesta spesa, ma di esaltante senso estetico, potevano rientrare nel concetto di ampliamento ed abbellimento della propria collezione. Ma questa è un’altra storia. Tutto questo per inquadrare il mio pensiero e per presentarmi a chi non mi conoscesse o non avesse seguito la mia lunga militanza commerciale e giornalistica. Torniamo al catalogo e ai codici a barre. Cercherò di rispondere alle domande dei lettori e di confrontarmi sui PRO e i CONTRO che sono stati fatti notare.
Un catalogo, pensiamo, non può ignorare le mode a livello proprio di catalogazione, ma non deve neanche cavalcarle o farne un momento speculativo. Abbiamo valutato il mercato e la potenzialità di interesse decidendo di dedicare, per il primo anno, due pagine alla catalogazione dei codici a barre e così abbiamo fatto.
Per un imperdonabile ed inspiegabile errore della tipografia, che ci segue da decenni e che non aveva mai fatto errori del genere, sono completamente saltati,in fondo ad ognuna delle quattro colonne, blocchi di emissioni che nelle mie bozze consegnate erano naturalmente presenti.
Appena uscito il catalogo ci è stato subito fatto notare e siamo corsi ai ripari cercando di scusarci con i nostri clienti. Oggi, in Borsa a Milano, è uscita la nuova versione delle suddette pagine con tutte le aggiunte mancanti a completamento della catalogazione. Per quanto riguarda internet uscirà gratuitamente sul sito dell’Unificato solo l’elenco delle serie “saltate” in modo che tutti possano comodamente da casa aggiornare il catalogo in loro possesso. Essendo all’inizio della distribuzioni forniremo ai nostri distributori un numero adeguato di “errata corrige” da consegnare a chi avesse già acquistato i cataloghi; naturalmente nella parte della tiratura che è ancora nei magazzini nostri e dei distributori, verrà automaticamente inserito.
Le stesse pagine sono inserite anche nel Catalogo semplificato “Junior”; chi fosse solo interessato a questo argomento può tranquillamente risparmiare acquistando appunto il Catalogo “Junior” .
E’ stata apprezzata, tra i PRO, la catalogazione delle terzine criticando però la poca differenza di prezzo con il singolo.
Anche questa situazione e queste quotazioni sono state attentamente ponderate. Innanzitutto tra il singolo e il “trittico” sul catalogo vi è sempre una differenza che va da un minimo del 25% a oltre il 50%; una differenza mi sembra notevole e sostanziale.
Il criterio in realtà doveva essere più restrittivo e la differenza doveva essere ancora minore. Il valore del trittico dovrebbe essere dato, per tutti i francobolli ancora in posta e quindi per quasi tutti come sapete, dal valore del singolo codice più il solo facciale degli altri due. Quindi mi sembra che la Catalogazione possa ritenersi giusta dal nostro punto di vista seguendo una logica commerciale e di mercato.
E’ stata plaudita la catalogazione come prezzi, ma segnalato che non sono state rimarcate delle differenze di rarità tra alcuni valori. Mi sento di rispondere positivamente anche a questa affermazione. Ricordiamoci che il Catalogo esce una volta all’anno e che già il giorno dopo può essere smentito, per esempio, da un nuovo esaurimento di un francobollo.
La catalogazione è stata ponderata e basata sulla reale presenza sul mercato (e nei magazzini delle Poste) in quel momento. Un esempio per tutti: la quotazione del 20 cent ordinario adesivo 2010. Tutti lo davano per esaurito (anche il sito delle Poste!!!). Poco prima di andare in stampa, un commerciante mi ha fatto notare che il suddetto 20 cent era ancora presente nel deposito Postale di Roma in grandi quantità e lui ne aveva acquistati 20 fogli al facciale! Quindi la rarità del momento in cui siamo andati in stampa è stata attentamente considerata alla luce delle notizie a noi disponibili. Potremmo avere notizie più fresche noi, come invece no, ma noi operiamo secondo le nostre conoscenze dirette con le amministrazioni postali. Ricordiamoci anche che le tirature dei francobolli ordinari non si sanno, né all’esterno e forse neanche all’interno dell’amministrazione stessa! Difficilmente esauriscono! E se esauriscono spesso vengono ristampate senza alcun avviso all’esterno! A proposito di questo fatto, vorrei aggiungere una considerazione che però tocca marginalmente il catalogo, ma fa capire le difficoltà di Catalogazione che si riscontrano. Spesso risultano alla Poste esauriti dei francobolli; non lo date per scontato! La grandezza e frammentazione delle Poste stesse, unite, a volte, alla scarsa organizzazione e al precario inventario dell’esistenza, fanno dare per esaurito un francobollo che in realtà è giacente in qualche magazzino provinciale all’insaputa dell’impiegato che in quel momento sta eseguendo la ricerca. Ad oggi risultano in Posta tutti i francobolli ad eccezione del Corriere dei Piccoli e del Natale Laico in fogli interi con codice a barre. Rifacendomi a quanto detto sopra e in virtù di quanto esposto potete ben capire che il prezzo dei “trittici” può essere maggiorato, al momento, solo del valore facciale dei due pezzi in più con aggiunta di una piccola commissione per il commerciante. Tenete conto che il Catalogo Unificato quota tutto lo scibile filatelico dell’Area Italiana e non è un catalogo super-specializzato. Non avendo trovato altre domande e/o critiche spero di avere risposto a tutti e sono disponibile a rispondere a chi scrivesse alla mia email personalmente. (sebastiano.cilio@ciliofilatelia.it)
CONSIDERAZIONE PERSONALE GENERALE
N.B.: A chi volesse delle risposte pubbliche risponderò, d’ora in poi, in qualsiasi blog/sito/portale/ecc le domande vengano formulate, solo se inserirà il proprio nome, cognome, indirizzo, professione, telefono, email ecc. Faccio degli esempi a caso per spiegare questa posizione. Non posso rispondere ad anonimi, come spesso è successo, che magari accusano un commerciante di chissà quali nefandezze e poi sono loro stessi commercianti abusivi con centinaia o migliaia di feedback e attaccano solo per difendere la loro posizione di venditori “a prezzi buoni” in antitesi al commerciante che vende a “prezzi cari” ma francobolli originali!. Come non posso controbattere ad armi pari e rispondere a chi accusa i commercianti di spingere, per esempio, il “Gronchi Rosa” perchè li ha in casa e vuole fare un businnes commerciale. Questi stessi parlano bene dei codici a barre avendone, proprio loro, in casa migliaia acquistati alle Poste senza rischiare nulla! La loro opinione vale e quella del commerciante no? Che valenza possono avere questi personaggi che parlano bene di ciò che hanno in casa se non si appalesano e se il lettore non può, non conoscendone la collocazione, fare le stesse considerazioni che fa per il commerciante dichiarato? Il commerciante tira acqua al suo mulino e il “trafficante” invece è un “puro” e il “depositario della verità” solo perché si cela nell’anonimato? Queste stesse persone magari hanno un sito dove si professano collezionisti, ma sono disposti a vendere i propri cosiddetti “doppioni” in barba a tutte le più elementari regole del commercio. Credetemi è difficile rispondere a chi non si conosce! Purtroppo sono pieno di esempi e di casi successi, ma forse voi lo sapete meglio di me. Spero che sappiate ben interpretare e condividere, anche se potreste essere dall’altra parte, il mio pensiero e anche che riflettiate sugli anonimi, spesso sempre gli stessi, che parlano male di tutto e di tutti facendo credere che solo loro sono “il vangelo” quando, forse, la loro parola vale meno di niente e pontificano su cose che non sanno o inventano guardandosi allo specchio ed autoconvincendosi! Mi sembra doveroso sapere “da che pulpito viene la predica” e se chi scrive “parla bene e razzola male” o “si sofferma a guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino senza guardare la trave che è nel suo!”. Se uno non ha il coraggio di farsi conoscere, allora scriva solo il suo pensiero senza infangare infingardamente quello degli altri. Solo in questo caso il pubblico potrà e saprà fare una propria serena valutazione. Sono noti casi di siti fatti chiudere dal giudice in tempi ristrettissimi perché si “sputtanavano” personaggi politici! Se uno vuole accusare qualcuno, se ne prenda la responsabilità. E basta con questa moda di sfogare dietro lo schermo protettivo del computer le proprie frustrazioni infangando il mondo. Non abbiamo bisogno di altre malignità. Non esiste più educazione e rispetto in generale. Non contribuiamo a questo degrado morale. Almeno i filatelisti stiano fuori da questo “vezzo”! Si concentrino sul proprio hobby e ne vedano anche i lati positivi implementando ed abbellendo le proprie collezioni! La filatelia è passione e divertimento, ma anche, perdonatemi, un “buon investimento” in termini di tempo, di cultura e di accantonamento di denaro. Ricordate che ci hanno raccontato fino ad oggi che le azioni erano un investimento! E’ finalmente uscito il 4 settembre su “ilSole24ore” un articolo che titola “tempi duri per i cassettisti” dove (quando si sono accorti che gli investitori hanno perso tra il 50 e l’80% del loro capitale), si dice che non è il caso di investire in azioni, ma fare solo del trading, acquistando e vendendo nel brevissimo termine. Ricordate l’oro, oggi il top dell’investimento, che per anni è sceso ed è rimasto fermo a meno di metà del valore raggiunto qualche tempo prima! Del senno di poi son piene le fosse! Quindi l’investimento non deve essere per forza positivo, ma, nel caso della filatelia, sarà sempre un accantonamento che nel momento nel quale tu deciderai di alienare il tuo piccolo o grande tesoro ti saprà rendere parte, tutto o più del tuo capitale investito.