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Tutta la verità sulla tessera filatelica “Veronafil 2015”

Le tessere filateliche sono card rigide e plastificate contenenti un francobollo, distribuite da Poste Italiane per i collezionisti a partire dal 1998. Sia la grafica, sia il testo riportati sulla card stessa arricchiscono e completano l’emissione e rendono tale oggetto un interessante articolo da collezione. Inoltre permette ai filatelici di poter maneggiare con più facilità e sicurezza il francobollo stesso. Da più di 18 anni i collezionisti di tessere filateliche aggiornano e arricchiscono la propria raccolta e in questo lungo periodo non sono mancati certamente episodi interessanti e singolari (vedi tessera “Canonizzazione di Padre Pio”, coppia di tessere “Sidney 2000”, i Kit …). Nonostante tutto, la raccolta è sempre proceduta in modo lineare e pressoché tranquilla … fino ad ora!

Venerdì 27 novembre 2015, in occasione dell’apertura della 125ª Veronafil, alle ore 9 è stata presentata da Poste Italiane la tessera filatelica commemorativa della manifestazione. Con grande stupore e anche una punta di sconcerto, la tessera è stata prodotta in soli 500 esemplari numerati da 001/500 a 500/500. Mediamente ciascuna emissione è distribuita nella misura di 4000/5000 pezzi, mentre nel caso specifico di Veronafil la tiratura è stata addirittura di un decimo rispetto all’ordinario. Ma ciò che ha reso in poche ore questa tessera un oggetto di rara importanza sia economica, sia collezionstica è stata proprio la distribuzione insolita della stessa a causa probabilmente di una svista da parte di alcuni operatori di Poste Italiane

  • Le prime cinquanta tessere sono state “riservate” a Poste Italiane, non so se a dipendenti, persone di spicco o cosa.
  • Un centinaio di pezzi (dalla n°051 alla n°150) sono stati consegnati ai membri del circolo Scaligero, distribuite nella misura di una o due tessere a socio. Ne restano solamente trecentocinquanta.
  • Dalla n°151 alla n°200 sono state distribuite ed esaurite tutte nel giro di pochissimi minuti allo sportello filatelico presso Veronafil all’apertura. Ne restano solo trecento.
  • Dalla n°201 alla n°350 sono state ritirate in blocco da un privato (fonte certa). Ne restano solamente 150 esemplari.
  • Dalla n°351 alla n°500 sono state acquistate da un commerciante noto. Tutte le tessere filateliche “Veronafil 2015” sono ufficialmente esaurite.

Ultimo passaggio chiave di questo meccanismo: il privato collezionista che è riuscito ad acquistare allo sportello le 150 tessere, ha poi trattato privatamente la mattina stessa con il commerciante, riuscendo così ad impossessarsi, dopo soli 30 minuti, delle cento tessere con numerazione compresa tra n°401 e n°500. Con una simile mossa astuta e geniale, tale privato oggi è il fortunatissimo possessore di più di 250 tessere “Veronafil 2015” con numerazione in sequenza. Questo lotto rappresenta in assoluto l’unico stock disponibile ad oggi in tutta Italia. L’importanza di una simile manovra rende inoltre costui non solo il fortunato possessore di oltre 250 tessere “Veronafil 2015” incluse le numerazioni speciali (200, 222, 300, 333, 350, 444, 500), ma  fa sì che questa persona sia oggi l’unico detentore in Italia dell’esclusiva assoluta di vendita per questo oggetto filatelico. E, detto fra noi, in ambito commerciale e collezionistico questa componente non ha prezzo.

E’ scontato aggiungere che sul portale e-Filatelia di Poste Italiane la tessera filatelica “Veronafil 2015”, se pur presente in elenco, non sia mai stata resa disponibile per l’acquisto per evidenti motivi.

Veronafil_efilatelia

Dopo l’uscita del primo catalogo delle cartoline filateliche è in produzione il nuovossimo catalogo delle Tessere Filateliche italiane, corredato da didascalie curate, informazioni e prezzi di ciascuna emissione. Mediamente quotate dai 4 ai 7 euro l’una, già a gennaio 2016 si ipotizzava un buon 120 euro di listino per la tessera Veronafil 2015; prezzo già da qualche tempo oramai inadeguato e decisamente sotto stimato per un oggetto filatelico di una tale rarità, viste alcune prime vendite già chiuse tra i 100 e i 130 euro a tessera.

E’ un colpo grosso; un colpo da maestro che vede oggi per la prima volta in Italia un solo individuo privato (non commerciante) fortunato possessore di tale materiale. Come era prevedibile, alcuni commercianti si sono immediatamente fatti avanti nell’intento di accaparrarsi il prima possibile (e prima che i prezzi lievitassero) parte dello stock a prezzi importanti (ma non sufficienti).

Le possibilità che si prospettano sono due:

OPZIONE 1: cedere in blocco le oltre 250 tessere “Veronafil 2015” incluse le numerazioni speciali, unitamente all’esclusività della vendita, a grosso commerciante in grado di gestirne la vendita e la promozione nel migliore dei modi.

OPZIONE 2: vendere al dettaglio, o in piccoli lotti, attraverso canali sicuri e automatizzati, le tessere “Veronafil 2015” direttamente a ciascun privato collezionista che ne facesse richiesta, evitando ulteriori passaggi di mano e gestendo il prezzo in piena autonomia, in linea di giorno in giorno con la domanda.

Il caso è particolarmente caldo e vivo e allo stesso tempo l’interesse da parte sia di privati collezionisti, sia di commercianti filatelici è davvero altissimo. Tale stock ad oggi resta gelosamente custodito. Sono state prese in esame più opzioni, valutate diverse proposte e studiato in tutta calma un piano di vendita che possa garantire al fortunato possessore il massimo profitto e al contempo ai collezionisti la disponibilità di tessere “Veronafil 2015”.

Inutile nascondervi che ci sono ottimi presupposti perchè si prenda in esame l’opzione n°2. il sottoscritto in tutta questa operazione ricoprirà un ruolo fondamentale ed esclusivo, essendo ad oggi l’unico mandante in Italia per la vendita di questo stock di tessere filateliche “Veronafil 2015”. In questi giorni sto definendo assieme al proprietario gli ultimi accordi prima di iniziare ufficialmente la vendita sui principali canali in rete. Pertanto, come sempre, restate sintonizzati!

Complimenti Maestà – di Luciano Raimondi

A voi un nuovo articolo del Sig. Luciano Raimondi, da sempre grande appassionato di filatelia Italiana ed estera, nonché estimatore e coltivatore di una grande passione verso il Codice a Barre. In anteprima sul nostro portale due pagine cariche di passione, affetto e coinvolgimento, dedicate a Sua Maestà la Regina Elisabetta II.

Il Sig. Raimondi ci ha concesso ancora una volta di poter pubblicare in anteprima sul nostro portale il suo articolo, scaricabile in formato PDF cliccando sul link sottostante. Buona lettura.

Complimenti Maestà

(clicca il link qui sopra per scaricare e leggere l’articolo)

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Dalla Finlandia i primi francobolli a sfondo dichiaratamente omosessuale gay

Il giorno lunedì 8 settembre 2014 è e resterà una data importante nella filatelia mondiale. La Finlandia, dopo non poche peripezie e difficoltà di carattere burocratico e le non poche proteste dei moralisti, emette ufficialmente in assoluto il primo foglietto filatelico a tema dichiaratamente sessuale gay. Il soggetto della vignetta è i famoso artista Touko Laaksonen. Conosciuto con il nome d’arte Tom of Finland (Kaarina, 8 maggio 1920 – Helsinki, 7 novembre 1991), fu un disegnatore e illustratore finlandese, noto per le sue illustrazioni omoerotiche che hanno influenzato la cultura gay del ventesimo secolo. Nel corso di quattro decenni ha realizzato oltre 3.500 illustrazioni caratterizzate da una forte sessualità, in cui vengono raffigurati uomini muscolosi con peni di grosse dimensioni.

Dopo sole 12 ore è già un successo a livello mondiale: le poste Finlandesi ricevono ordini da oltre 176 paesi di tutto il mondo per quantità cospicue di materiale. Le FDC sono dichiarate esaurite nel giro di poche ore, mentre i foglietti, emessi in quantità di 200.000 esemplari (normalmente una quantità più che sufficiente per i collezionisti di tutta Europa), difficilmente saranno in grado di soddisfare tutte le richieste. Sono soprattutto grossi commercianti e rivenditori internazionali ad aver inoltrato ordini a volume di questo articolo. Commercianti Finlandesi di eBay che per ovvie ragioni sono subito entrati in possesso di questo oggetto, messo in vendita al doppio del valore facciale (che ricordo essere esattamente di 3 euro = 3 francobolli da un euro ciascuno), hanno visto le loro scorte volatilizzarsi nel giro di 12 ore.

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Biografia e Storia (da Wikipedia)

Nato in Finlandia, figlio di due insegnanti che hanno assecondato la sua predisposizione per il disegno, Touko Laaksonen cresce sotto varie influenze artistiche, appassionato fin da piccolo alla musica e alla letteratura. Fin da piccolo è consapevole della sua diversità, cresciuto in una Finlandia rurale la cui popolazione era per la stragrande maggioranza composta da contadini e boscaioli; queste figure dalla spiccata virilità influenzeranno le sue future opere.

Nel 1939 si trasferisce a Helsinki per frequentare una scuola per pubblicitari, ma nel settembre del 1939 dopo che Hitler invade la Polonia, si scatena la seconda guerra mondiale; Laaksonen viene arruolato nell’esercito finlandese e coinvolto nella guerra d’inverno con l’URSS. In quel periodo la città, ma soprattutto il porto, è un via vai di figure che creavano turbamento in Laaksonen, marinai, operai, ufficiali dell’esercito. Dopo la guerra, Laaksonen viene restituito alla vita civile e lavora nel settore della pubblicità commerciale come artista grafico, ed inizia a creare disegni erotici per il proprio piacere personale, inoltre si diploma in pianoforte presso il Sibelius Institute. Agli inizi degli anni cinquanta frequenta la società bohémien di Helsinki, esibendosi al pianoforte nelle feste più esclusive, sempre il quel periodo inizia a viaggiare venendo a contatto con la cultura delle capitali europee.

Nel 1956 invia alcuni suoi disegni omoerotici alla rivista statunitense dedicata al corpo maschile Physique Pictorial, presentando i suoi lavori dietro lo pseudonimo di Tom, in seguito l’editore della rivista cambiò il suo nome in Tom of Finland. I suoi lavori erano talmente apprezzati dall’editore che nel 1957 uno di questi finì sulla copertina della rivista. Ma la sua arte catturò l’attenzione pubblica, soprattutto da parte della comunità gay, solo all’inizio degli anni settanta. I suoi lavori erano noti per focalizzarsi sugli archetipi della mascolinità, in cui venivano ritratti boscaioli, operai, motociclisti, poliziotti e uomini vestiti in pelle. Sempre agli inizi degli anni settanta tiene le sue prime mostre, nel 1973 le sue opere vengono esposte ad Amburgo, mentre nel 1978 tiene le sue prime mostre negli Stati Uniti, Los Angeles e San Francisco. L’artista conosce il successo commerciale, grazie all’incontro con l’uomo d’affari canadese Durk Deher; nel 1979 i due fondano la Tom of Finland Foundation che si occupa della raccolta, della conservazione e della divulgazione di opere d’arte omoerotiche. Alla fine degli anni novanta, la società ha introdotto una linea di moda sulla base delle sue opere che copre una vasta gamma di prodotti, oltre al caratteristico taglio-jeans e giacca nello stile dei suoi disegni.

Nel 1981, a causa di un cancro alla gola, muore Veli, suo compagno da 28 anni: i due si conobbero nel 1953. Nel 1988 all’artista viene diagnosticata una grave forma di enfisema polmonare; la malattia influenzò il suo modo di disegnare tanto da fargli sperimentare nuove tecniche per nascondere il tremore alle mani. Touko Laaksonen morì il 7 novembre 1991, con i suoi disegni contribuì a cambiare lo stereotipo dell’omosessuale, da sempre visto come effeminato, proponendo i suoi uomini virili e orgogliosi, felici di essere gay e felici della loro mascolinità.

Il 14 aprile 2014 le Itella Posti (Poste Finlandesi) hanno annunciato la futura emissione di tre francobolli in foglietto con le sue illustrazioni.

La crisi del Mercato Filatelico Italiano – possibili soluzioni CONCRETE.

Barre_1534_SXE’ noto a molti che il mercato filatelico italiano sia in forte crisi oramai da alcuni anni. Persone che a suo tempo, su consiglio di qualche agente di un noto commerciante filatelico, ha scelto di acquistare anche a scopo di investimento alcuni pezzi e serie di pregio corredate da rispettivi certificati, oggi si ritrovano in casa solamenter qualche bel francobollo e una manciata di spiccioli. Acquisti fatti a suo tempo in quanto articoli osannati come “bene rifugio”. Rabbrividisco leggendo su certi “foglietti” le cifre spese  solamente 10/15 anni or sono per un Gronchi Rosa o una Democratica: ottima centratura, gomma freschissima (nulla da ridire) … ma quattromilioni e cinquecentomila euro per un rettangolino rosa dentellato anche lontani dalla crisi mi sembrano una follia. Ma pazienza.

Si dice che bisogna guardare avanti senza piangere sul latte versato, pur facendo tesoro di tutte le esperienze, positive o negative che siano, allo scopo di migliorare se stessi e possibilmente anche il sistema. Oggi la forte crisi finanziaria ha trascinato con sé anche il mondo collezionistico ed in particolar modo quei settori del collezionismo in cui la componente speculativa tenuta calda da alcuni commercianti ha contribuito inevitabilmente a far allontanare “a gambe levate” tutti coloro che hanno prontamente scelto di spendere i propri soldi altrove e in altro modo.

Barre_1533_DXIl collezionismo è e deve restare un gioco – puro divertimento – per il piacere di portare avanti nel tempo le proprie raccolte, personalizzandole, migliorandole quantitativamente e qualitativamente. Nulla togliendo alla serietà del lavoro di ciascuno di noi. C’è chi colleziona per gioco e come semplice passatempo; chi lo fa con estrema serietà e impegno da decenni, apportando grossi contributi in tal modo anche alla comunità e regalando talvolta perle di saggezza e di sapere a chi, interessato, è ancora inesperto o alle prime armi. Poi c’è la componente meramente commerciale. Ciò che è in grado di far divertire davvero interessa molte persone. Pertanto la richiesta sarà direttamente proprorzionale al livello di mercato e di business di un certo settore. Oggi è palese che la filatelia non diverta più nessuno, o per lo meno ben pochi. Quanti amici e conoscenti ogni volta mi dicono di andare in posta ad acquistare le ultime emissioni solo ed esclusivamente per un “dovere” che pesa, tra le altre cose, e non più per il gusto e il piacere della scoperta, per la voglia di portare avanti la propria Repubblica. E quanti ho sentito che hanno intenzione di “chiudere” con il 2013: l’emissione Uccelli delle Alpi sarà l’ultima della collezione e poi si volta pagina o si cambia collezione! E come dar loro torto? Tirature ai massimi storici, francobolli autoadesivi pessimi da collezionare e che spesso neppure si separano correttamente dal foglio, vignette totalmente insignificanti … Ma quel che è peggio … la prospettiva che a breve e lungo termine le cose saranno sempre uguali, se non peggio!

Il collezionismo filatelico è come un’automobile e i componenti essenziali del suo motore sono l’entusiasmo e la gioia di chi colleziona, la materia prima (i francobolli per intenderci) interessante, varia ed anche curiosa, un mercato pulito, trasparente e REALE. Purtroppo, rileggendo tutte le parti di questo motore, ho come l’impressione che questa macchina farà parecchio fatica a rimettersi in moto. Volete una dimostrazione uguale e contraria? Ebbene, non a caso, pur rimanendo sempre nell’ambito della filatelia italiana, se non addirittura nella amata Repubblica, proviamo a rapportare il tutto ai soli francobolli con codice a barre. Il pochi mesi dall’inizio succede che un semplice francobollo dentellato (rigorosamente dentellato) riporta una novità autentica, originale e anche divertente: l’appendice con codice a barre. Molti la ignorano, igrandi e puritani la criticano e canzonano pubblicamente chi sceglie di collezionarli. Oggi, dopo soli 5 anni, guardate che cosa è successo! La macchina per così dire alimentata a francobolli con codice a barre che, per inciso, sono i medesimi francobolli che tanto hanno stancato, sfreccia veloce sulle piste e il rombo del suo motore si fa sentire lontano, anche in Europa! Ma la cosa che ancor più mi diverte oggi è che pur parlando di due collezioni assolutamente parallele e molto simili (appendice a parte) il trend dell’una è esattamente opposto al trend dell’altra (lascio a voiil divertimento di identificare “l’una o l’altra”).

In rete si legge degli “Stati Generali della Filatelia“. Sempre in rete si legge di un possibile accordo tra Poste Italiane e Associazione dei Tabaccai allo scopo di permettere a questi ultimi di trattare prodotti filatelici … e il mio primo pensiero è stato: “così finalmente potrò andare a comprarmi le sigarette, un paio di Gratta e Vinci (in verità non fumo e non gioco d’azzardo) e contemporaneamente un prodotto filatelico di pregio … come ad esempio … una bella lamina d’argento …”. Non aggiungo altro.

  1. Ridurre drasticamente le tirature portendole da decine di miliardi di trilioni (forse ho un po’ esagerato) a poche decine di migliaia, in linea con la richiesta dei collezionisti.
    Essere in grado di realizzare vignette in linea con l’interesse attuale dei collezionisti o meglio delle persone tutte in generale, affidando il compito a veri artisti o persone capaci di cogliere l’interesse delle masse.
  2. Ridurre le emissioni su base annua, arricchendole però con serie lunghe e più complete, come le belle serie di un tempo, anche di 7, 10 o più valori tutti a tema.
  3. Limitare l’emissione di autoadesivi a solo scopo di affrancatura. Direi che Posta Ordinaria (la bella letterina che vola) sarebbe più che sufficiente, purché ovviamente i rispettivi facciali siano per lo meno in grado di soddisfare la richiesta di chi affranca (pare che neppure questo oggi funzioni più). E questi potete anche farli distribuire ai tabaccai!
  4. Magari anche una “ritoccatina” ai prezzi di Unificato e Sassone non guasterebbe, dal momento che oggi si vende sistematicamente al 20% di catalogo (un quinto di catalogo, non col 20% di sconto !!!). Non vi dico poi a che prezzi noi commercianti acquistiamo … sempre che abbiamo ancora intenzione di acquistare filatelia!
  5. Aggiungere sul territorio qualche Sportello Filatelico in più. Ufficio postale aggiornato e fornito di tutte le novità, gestito da personale competente, cortese e davvero preparato. (per mia fortuna Cremona ha uno splendido Ufficio Filatelico e per quanto mi riguarda sono servito e riverito … forse anche un po’ troppo viziato).
  6. Diffondere la cultura filatelica attraverso scuole, televisione e Internet. Diffondere sì, ma in modo giusto e soprattutto corretto, evitando stratagemmi tipo foglietti dei diciottenni utili solamente ad arricchire le tasche di qualche commerciante e di sicuro non per diffondere la cultura filatelica tra i giovani.

Ci sarebbero altre postille e migliorie minori, ma intanto vediamo di focalizzare l’attenzione su questi cinque punti che per tutto il resto c’è sempre tempo. Magari poi fra quattro o cinque anni, quando di nuovo ci saranno collezionisti davvero entusiasti e appassionati, potremo anche pensare di fare qualche Stato Generale, o Ambasciata Filatelica che sia … oppure ancora dare in mano ai supermercati le lamine d’argento, oro o di platino … ma per adesso pensiamo ad aspetti più concreti e soluzioni oggettive ad un problema che ogni anno che passa è sempre più grande.

Non mi stupisce scoprire ogni mese che ex collezionisti filatelici abbiano prima scelto di iniziare in parallelo anche la raccolta di serie di figurine Liebig, per poi abbandonare definitivamente la prima e cambiando le proprie raccolte filateliche con cromolitografie in lotti o parti di collezioni avanzate. Non mi stupisce oggi vendere figurine Liebig a normali percentuali di sconto rispetto ai listini ufficiali e dover letteralmente svendere intere collezioni e raccolte filateliche. Non so cosa altro aggiungere. Chiedo scusa per lo sfogo, ma talvolta la semplice lettura di taluni articoli da un lato mi infastidisce, dall’altro lato mi fa talmente incaz…. che l’unico modo per dare sfogo all’ira è scrivere (e andare a nuotare questa sera). Non sono un esperto di mercato filatelico, né tantomeno un famoso collezionista e conoscitore della materia. Quindi … io mi domando e dico … se certe cose le capisco io … se certi punti già da tempo sono stati “tirati fuori” proprio in questo portale da svariati mesi e diversi collezionisti … perchè chi di dovere non ci arriva? O forse (e spero tanto che non sia davvero così) il mercato filatelico italiano è un po’ come la politica italiana: in mano a pochi legati esclusivamente ai propri e meri interessi commerciali e non certo attenti alle esigenze vere del collezionista.

Grazie per il tempo che mi avete dedicato leggendo questo articolo scritto di botto oggi 7 febbraio 2014. Vado avanti a sistemare lo stock delle serie di figurine LIebig in edizione Fiamminga: è un lavoro lungo e abbastanza ripetitivo, ma alla fine mi regala ancora tanta soddisfazione in tutti i sensi. Buoa continuazione.

Internet vs mercatini e mostre mercato

Pantheon_2013Buona sera, amici collezionisti. Mi scuso per i disagi e le difficoltà nel postare commenti in coda al precedente articolo. Purtroppo un baco di sistema mi sta dando del filo da torcere. Al momento pare che abbia lui la meglio … ma chi la dura la vince 😉 Sabato scorso sono stato a lungo alla mostra mercato di filatelia, numismatica e storia postale di Piacenza. Ambiente relativamente piccolo, pochi espositori, ma un più che buono afflusso di visitatori, soprattutto curiosi di scartabellare fra i lotti a poco prezzo delle bancarelle. Ci tengo a condividere con voi una mia impressione abbastanza forte, peraltro la medesima che ho avuto in quel di Modena qualche settimana fa.

Siamo nel 2013 e in molti – vuoi per dovere, vuoi per piacere o semplice curiosità – ci siamo a mano a mano trasformati in collezionisti internauti. eBay e Delcampe offrono in ogni momento decine di migliaia di inserzioni con articoli comuni, articoli discreti ed anche pezzi buoni, se non addirittura unici e rari. Decine di migliaia di articoli che ogni settimana si rinnovano completamente e garantiscono al collezionista anche più esigente una possibilità di scelta infinitamente vasta. Io su internet ci lavoro, ma spesso (soprattutto d’inverno … vedi nebbia … freddo … neve … pioggia … 🙁 ) mi svago semplicemente scorrendo velocemente oggetti di mio interesse e facendo un po’ di sano shopping compulsivo 🙂 Certo è che questo mio hobby ha costi decisamente contenuti e non è raro riuscire ad aggiudicarsi all’asta (l’adrenalina di partecipare ad un’asta è impagabile!), o acquistare in negozio, pezzi davvero belli e interessanti (talvolta unici nel loro genere!). Aimè alle fiere, così come ai mercatini, per non parlare delle grandi case d’asta come Ghiglione, Casati, Auction Phila … temo non sia più così. Nello specifico, a Modena e a Bologna (prime due manifestazioni visitate quest’anno) ho trovato, per farvi un esempio, cartoline della II Guerra Mondiale e franchigie discrete ed interessanti. Pezzi non rari che si trovano facilmente in rete dai 3 ai 5 o 6 euro massimo. Ero già lanciato all’acquisto, pur sapendo che avrei dovuto sborsare qualcosa in più. Peccato che il commerciante volesse non meno di 40 euro al pezzo! Dico io … quaranta euro? Ma siamo impazziti? E’ solo uno dei tanti esempi, ma lo stesso caso lo si potrebbe riportare alle figurine Liebig vendute in alcune circostanze addirittura al doppio di catalogo, oppure le singole figurine appartenenti alla medesima serie vendute unitamente al prezzo dell’intera serie !!! Vi confesso che le occasioni di acquisto (per interesse da parte mia) non sono affatto mancate, ma al contempo tutte abbandonate a causa di prezzi non cari, ma addirittura esageratamente alti e a mio avviso senza ragione alcuna. Un pezzo di storia postale unico immagino che possa essere soggetto ai prezzi più disparati ed il suo valore sarà alla fine stabilito semplicemente dalla domanda. Ma per il resto, pompare in modo così esagerto i prezzi su pezzi relativamente comuni ed acquistabili con facilità ed abbondanza in rete, credo che non giovi a nessuno e non sia poi così salutare al mercato stesso. Per questo ed altri motivi oramai frequento mostre e convegli quasi esclusivamente per incontrare gente, scambiare quattro chiacchiere, fissare accordi e appuntamenti … ma di sicuro so che posso andare tranquillamente con portafogli semi-vuoto che tanto i pochi spiccioli serviranno solo per eventuali caffè e brioches. Temo che il tempo delle belle occasioni trovate talvolta per caso a un mercatino o di parte in una bancarella siano belli che finiti.

E così seguito a navigare imperterrito nel mare magnum di eBay e Delcame, tralasciando anche siti secondari: questi due infatti ogni giorno mi garantiscono una scelta tanto vasta sia in termini di articoli, sia di prezzo, che da soli sanno appagare al 100% quelle che possono essere le mie necessità ed anche i miei sfizi. Inoltre, diversamente da alcuni anni fa, oggi anche moltissimi utenti privati hanno finalmente imparato “a fare fotografie come si deve”. Così anche se non abbiamo la possibilità di toccare con mano una certa busta, spesso le foto sono talmente nitide, luminose e chiare che rendono perfettamente l’idea di ciò che riceveremo a casa. L’importante è acquistare sempre da persone di fiducia – non necessariamente venditori professionali – che con il loro curriculum da bravi venditori (feedback) possano garantire nero su bianco una certa affidabilità. Se poi proprio vogliamo aggiungere anche sistemi di pagamento sicuri che ci tutelino al 100% da potenziali fregature (vedi Paypal) a questo punto siamo in una botte di ferro! E’ da un po’ che vorrei scrivere un trafiletto – guida per il neofita dell’e-Commerce … tempo permettendo, vedrò di dedicarmici.

E fu così che questa sera mi lanciai in aste di prefilateliche dei primi dell’800 ignorante come una zappa in questo settore, ma, come già sapete, curioso e interessato, oltre che affascinato, nell’andare a scoprire il contenuto di una lettera scritta (attenzione!) addirittura due secoli fa !!! Una ventina di prefilateliche dello Stato Pontificio, del Lombardo Veneto e del Ducato di Parma che mi auguro di ricevere quanto prima. Nel mentre, dovrei ricevere un secondo lotto costituito da un centinaio di altre prefilateliche, ancora però da controllare.

Questa sera vado a ruota e mi auguro di non stancarvi o confondervi eccessivamente. Sempre a proposito di queste prefilateliche o di altre belle lettere in mio possesso, mi sono reso conto che talvolta è più semplice leggerle attraverso l’ausilio di un monitor o dell’iPad piuttosto che direttamente. Questo perchè, probabilmente, la luce ed il forte contrasto rendono la calligrafia meno confusa, meno impastata e più facile da decifrare e interpretare. Mi viene in mente l’amico Marco con il suo “minuscolo” iMac da 27 pollici … chissà che goduria visualizzare una bella scansione su quel mostro di schermo che si ritrova! Magari, unitamente a un buon caffè, una visitina di cortesia ci potrebbe anche stare 🙂

Ciao a tutti e a presto. Fatemi eventualmente sapere via email all’indirizzo ilgiga@gmail.com se incontrate ancora difficoltà nel pubblicare commenti anche a questo articolo. A breve dovrebbe essere reso disponibile l’ultimo aggiornamento di WordPress che (si spera) risolverà definitivamente il problema.

Il Certificato Peritale Filatelico … a mio parere.

Buon giorno, cari lettori. Da mesi coltivo l’idea di scrivere, ma soprattutto pubblicare, questo articolo. Si tratta di un tema a me caro, e forse un po’ scottante, che mi auguro verrà affrontato e discusso nel migliore dei modi, con correttezza e rispetto reciproco. Mi permetto questa iniziale sottolineatura dal momento che immagino potrebbe sollevare qualche polverone. D’altro canto, a mio avviso, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto sollevare la questione in modo chiaro e senza tanti fronzoli.

Oggi parliamo di certificati peritali filatelici, ossia quei bei foglietti di carta con riproduzione fotografica di un certo francobollo (o serie), timbro e firma di un perito filatelico regolarmente iscritto all’albo e sua dichiarazione di autenticità del valore postale. Parlando di francobolli sapete meglio di me che circolano pezzi di valore pressoché nullo e altri capaci di raggiungere in asta cifre da capogiro. Parliamo in quest’ultimo caso di francobolli il cui reale valore di mercato è importante e di conseguenza facilmente scambiabili con denaro sonante. Per questo motivo tali pezzi sono il più delle volte soggetti a falsificazioni. E non mi riferisco a riproduzioni pacchiane e facilmente riconoscibili anche da un filatelista inesperto. Parlo, ad esempio, di Gronchi Rosa falsi pressoché identici a un originale, ottenuti dalla stampa della vignetta su un certo foglietto di San Marino decolorato chimicamente e con tanto di filigrana al seguito. Oppure, ricordando il precedente articolo sulle Falsificazioni dei Barre, all’ingegno di chi ha saputo creare ad arte quartine dichiaratamente false del famoso Natale Laico del 2009 con codice a barre, utilizzando quattro francobolli originali dello stesso, trasferendoli sulla fustellatura del 60 cent. di posta ordinaria dello stesso anno e ristampando poi l’appendice con codice a barre con l’ausilio di stampanti a sublimazione.  Non mi dilungo oltre. Questo basti per farci capire che talvolta l’occhio anche allenato del collezionista non è sufficiente. Risulta necessario l’intervento di un vero esperto del settore dotato non solo di grande esperienza e conoscenza in ambito filatelico, ma anche di apparecchiature e strumenti del mestiere capaci di svelare caratteristiche nascoste o apparentemente invisibili, così da rendere possibile distinguere in modo inequivocabile il vero dal falso.

Il perito filatelico è un professionista che mette a disposizione sia del privato, sia del commerciante, i propri servigi, la propria conoscenza e le proprie strumentazioni  in cambio di un compenso.  Il perito filatelico è colui che, ufficialmente e sempre dietro compenso, ha l’autorità per certificare l’autenticità (o meno) di un dato francobollo. Potrebbero arrivare al medesimo risultato anche molti altri esperti e conoscitori del settore, sia privati, sia professionisti non periti. D’altra parte, chi solo in Italia ha la facoltà di rilasciare il famoso certificato (come è giusto che sia) è esclusivamente la figura autorizzata ed ufficialmente riconosciuta del Perito Filatelico.

Dopo queste premesse, a mio avviso più che corrette, osservo e leggo con attenzione alcuni certificati peritali rilasciati da nomi ben noti della filatelia in Italia. Salvo qualche rarissima eccezione, praticamente tutti i certificati riportano la frase “A mio parere …”. Sarò sincero e schietto: ogni volta che mi è capitato di leggere questa frase in un qualunque certificato peritale di un qualsivoglia perito filatelico, sempre ne sono scaturite idee contrastanti. Da un lato era chiaro che nessun perito poteva assurgersi a sommo dichiaratore di autenticità di un certo francobollo e pertanto era necessario che si tutelasse da possibili errori umani, apponendo semplicemente quella frase in ogni certificato che rilasciava: “A mio parere questo francobollo è autentico ed originale … ma in verità potrei anche sbagliarmi, ovvero potrebbe capitare un giorno che un altro perito, forse più preparato in materia o con al seguito strumentazioni più sofisticate, lo identifichi come falso.” Errare è umano e soprattutto la tecnologia fa passi da gigante ed è in costante evoluzione. Eppure, anche volendo accettare il fatto che un professionista cerchi in qualche modo di tutelarsi, rimane qualcosa in tutto questo meccanismo che proprio non mi convince.

Succede un giorno che devo far certificare la mia caldaia. Il mio vicino di casa G.P. è veramente in gamba: se ne intende davvero di idraulica e di caldaie e mi rassicura subito che la mia caldaia funziona correttamente. Purtroppo non è un professionista del settore e di conseguenza non è nelle condizioni di potermi rilasciare alcun certificato di conformità. Così sono costretto ad interpellare un idraulico regolarmente iscritto all’albo il quale, nel giro di qualche giorno, si presenta a casa mia, controlla e verifica la caldaia e, dopo essere giunto alle medesime conclusioni dell’amico G.P. ed aver incassato la sua giusta parcella, mi rilascia un certificato di conformità in cui dichiara, apponendo il suo timbro e la sua firma, che la mia caldaia è conforme alle normative vigenti e funziona regolarmente. Probabilmente il tecnico della caldaia non colleziona francobolli, ma mi viene spontaneo domandargli come mai non avesse aggiunto sul mio certificato la frase “A mio parere …” proprio per tutelarsi in caso di errori o incidenti. In fondo sbagliare è umano. Mi risponde che se io dopo un mese fossi morto a causa delle esalazioni di monossido scaturite proprio dalla mia caldaia … errare sarebbe stato ritenuto umano … ma lui sarebbe andato in galera comunque! D’altro canto io avevo richiesto l’intervento di un professionista del settore il quale solo poteva offrirmi la garanzia di un certo servizio unitamente ad un certificato valido, autentico ed incontrovertibile, perché lui era un professionista! E professionista significa non soltanto esperto in materia, ma anche certificato ed autorizzato a dichiarare, a certificare, ad autenticare, a garantire con il suo stesso nome, con la sua stessa firma, assumendosi anche il rischio e la responsabilità delle conseguenze qualora la sua tesi fosse smentita, vuoi da un altro perito, vuoi da un incidente. Il mio vicino avrebbe potuto rilasciarmi una dichiarazione in carta semplice con scritto, ed anche firmato, che a suo parere la mia caldaia era a norma. Ma in caso di incidente non avrebbe avuto alcun valore legale e di sicuro G.P. non avrebbe dovuto risponderne.

A questo punto torniamo al nostro certificato peritale filatelico. Vi voglio sottoporre un caso inverso e farvi riflettere proprio su questo aspetto. Poniamo alla nostra attenzione uno splendido esemplare di Gronchi Rosa corredato di certificato peritale di autenticità. Certificato di uno dei più noti periti Italiani che ne dichiara l’autenticità … ma solo a suo parere e non inequivocabilmente. Io ho un dubbio: e se capitasse (come è realmente accaduto in passato ed anche di recente) che un perito filatelico dichiarasse un certo francobollo come autentico ed un secondo perito lo riconoscesse come falso? Come posso accontentarmi di un simile certificato che lascia, purtroppo, adito a dubbi?

Sempre il mio caro vicino di casa, oltre ad essere un valido idraulico, è anche un grandissimo esperto filatelico, ma talmente esperto che il suo nome è noto e riconosciuto fin dalle alte sfere della filatelia italiana. Nonostante la sua immane conoscenza, le sue abilità, la sua esperienza e capacità nel riconoscere un falso, non ha mai avuto intenzione per scelta di diventare un perito filatelico, rimanendo per lui la filatelia solamente un hobby. Nonostante questo – mi ripeto – il suo nome ha fatto storia ed è noto proprio a tutti. E’ risaputo che se G.P. dice che un certo francobollo è falso, puoi star certo che vero non è! Ebbene, io sto sempre girando per casa con in mano il mio Gronchi Rosa affiancato da un bel certificato peritale di autenticità. E la frase “A mio parere …” purtroppo non mi dà pace e un po’ mi tormenta. Qualora decidessi di metterlo in vendita sono certo che raggiungerebbe ottime cifre all’asta, dato che tale certificato fa sì che la sua autenticità sia altamente probabile. Però, forse per una questione di principio, io sarei disposto a pagare un perito in grado di garantirne l’autenticità al 100% e non soltanto “a suo parere”. Mi viene l’idea di farlo certificare anche da un secondo perito. Ma in questo caso avrei due pareri molto probabilmente identici, ma sempre e soltanto due pareri. E non mi sembra giusto sborsare altro denaro solamente per un secondo parere. Anzi, in verità proprio non mi sembra corretto pagare una parcella perché un professionista mi fornisca un semplice parere. Così ho un colpo di genio: il mio vicino è vero che non è perito, ma – accidenti a lui – la sua fama è nota a tutti! Forse un certificato non me lo potrà rilasciare, ma un parere certamente sì e sono convinto che un suo giudizio scritto nero su bianco, unitamente alla scansione del francobollo in questione e alla sua firma apposta in modo corretto avrebbe un grandissimo peso sul mercato. Su tale foglio probabilmente non avrei scritto “Certificato di Autenticità”, ma sono sicuro che chiunque potesse riconoscere il nome e la firma di G.P. proprio sulla foto del mio Gronchi Rosa, sarebbe più che certo di acquistare un francobollo autentico ed originale.

Io stesso, dovendo acquistare un Gronchi Rosa corredato da certificato peritale riportante la frase “A mio parere …” avrei buone probabilità di portarmi a casa un francobollo autentico. E se poi a distanza di mesi, o peggio di anni, risultasse un falso? E se il perito si sbagliasse? Tutto è possibile, ma accidenti, per lo meno che tale ipotesi non traspaia così chiaramente dal certificato stesso!

Allo stesso tempo mi cade l’occhio su un’asta di un secondo Gronchi Rosa. Dalla foto sembra proprio un bell’esemplare: ottima centratura, gomma freschissima, dentellatura perfetta. Peccato che non sia corredato da certificato peritale di autenticità … ma aspetta un secondo … il venditore è proprio il mio vicino di casa G. P. ed è disposto a spedirmelo unitamente ad una scansione dello stesso con apposta la sua firma e due righe comprovanti l’origine del francobollo! Forse non sarà un perito, forse di certificato vero e proprio non si tratterà, ma del resto fare una scansione ed apporvi la propria firma penso che sia lecito. E d’altra parte se lo dice G.P. che è vero, sicuramente è autentico! A farlo certificare da un vero perito sarò sempre in tempo: l’importante adesso è avere la garanzia assoluta di portarsi a casa un esemplare autentico al 100%.

Concludendo, senza voler in nessun modo polemizzare o attaccare nessuno, ho cercato di utilizzare esempi chiari e casistiche semplici, quanto comuni, proprio allo scopo di portare alla luce quello che, a mio avviso, è un problema serio. Qualunque filatelista che voglia far periziare un certo francobollo deve rivolgersi ad un perito filatelico, ossia ad un professionista del settore regolarmente iscritto all’albo e pertanto riconosciuto come tale, per capacità ed esperienza. In quanto tale, il professionista deve potermi fornire una perizia completa e veritiera dell’esemplare, senza lasciare adito a dubbi. Il cliente paga una parcella per il servizio richiesto e pertanto ha il diritto di pretendere un certificato “Senza alcun dubbio”. Qualora un perito non fosse in grado di garantire l’autenticità al 100% del francobollo, allora lo stesso perito non sarà nelle condizioni di poter rilasciare alcun certificato peritale di autenticità, dal momento che un certificato riportante tale frase potrebbe considerarsi assolutamente privo di valore … a mio parere!

L’avvento dei francobolli autoadesivi

All’inizio fu il francobollo dentellato, che tanto e in ogni luogo fece parlare di sé: la sua vignetta ogni volta differente coronata da file di dentelli omogenei ai quattro lati, la gomma, la colla a tergo che, una volta inumidita, permetteva di attaccarlo direttamente alla busta, il valore facciale espresso nella valuta locale, la stampa talvolta in serie da quattro, sei, dieci o più francobolli, ne determinarono il successo su scala planetaria e diedero vita ad un movimento collezionistico che difficilmente ancora oggi trova eguali. Ma ecco che oggi inizia a fare la sua comparsa il francobollo autoadesivo. Prima timidamente (in verità già da alcuni anni), poi sempre più prepotentemente, in Italia iniziamo ad assistere alla presentazione di quasi tutte le nuove emissioni in formato autoadesivo. Apprezzabile l’uso, ma alquanto discutibile l’aspetto meramente collezionistico. Questo neo-oggetto da collezione è destinato a sostituire prepotentemente il suo predecessore. Particolarmente ricercato dalle tabaccherie e da tutti coloro che hanno necessità di affrancare moltissima corrispondenza, indubbia è infatti la sua comodità e praticità in tal senso. Diversamente la pensano i collezionisti. Infatti, già il semplice atto dello staccare il singolo valore dal foglio allo scopo di inserirlo all’interno dei propri classificatori risulta essere un’operazione non propriamente semplice. Il rischio di staccare inavvertitamente il francobollo dalla sua sede è decisamente frequente. Inoltre, anche una volta ottenuto il singolo esemplare, archiviarlo all’interno di un classificatore o meglio in fogli d’album appositi a taschine mono lembo non è cosa pratica, dato il suo maggiore spessore e, fatto preoccupante, la difficoltà di conservazione nel tempo. Pare infatti che gli autoadesivi, se non propriamente conservati (e ad oggi non ne conosco ancora il modo corretto) possano con il tempo letteralmente “scivolare” dalla propria sede, slittando letteralmente sul proprio “tappetino di colla”. Pare inoltre che siano particolarmente soggetti agli effetti deleteri del caldo! Dalle ultime emissioni Italiane è evidente che è tutta intenzione da parte di Poste Italiane di abbandonare definitivamente entro breve la produzione di francobolli per così dire “standard” lasciando largo campo, se non spazio totale, agli autoadesivi. Dobbiamo mettere in conto questa possibilità, oggi più concreta che mai. Immagino che Abafil, Marini, MasterPhil si stiano già attrezzando in tal senso, anche se – lo ammetto – temo che una tale scelta commerciale non credo che riscuoterà l’entusiasmo dei filatelisti. Già da anni il collezionismo dei francobolli della Repubblica Italiana, oltre che di San Marino e del Vaticano, era pesantemente in crisi. Certo la crisi commerciale ha dato il suo contributo in tal senso, causando un forte rallentamente delle vendite di materiale filatelico a scopo collezionistico. E fu così che moltissime filatelie dichiararono bancarotta e chiusero i battenti. Poi fu la volta dei francobolli con codice a barre: una vera e propria ventata di entusiasmo e di ottimismo che ha scosso bruscamente sia il mercato filatelico italiano, sia gli stessi collezionisti assopiti, adagiati in un pacifico limbo del “bel fare niente” e spronandoli ad infilarsi giacca e scarpe, tornando alla ricerca di quell’unico elemento tanto ambito, tanto raro e speciale. Oggi, viste anche le ultimissime edizioni di metà novembre, possiamo dare quasi per certa la nuova era dell’autoadesivo che, se da un lato “chiuderà” la collezione filatelica italiana per così dire più tradizionale, dall’altro lato segnerà l’inizio di un nuovo modo di collezionare i francobolli. So già che questa scelta di Poste Italiane difficilmente otterrà il consenso da parte dei filatelisti, ma so anche che resta indubbiamente un passaggio importante, e come tale non va sottovalutato, né tantomeno preso sotto gamba. Stiamo assistendo in prima persona ad un cambiamento radicale e, a mio avviso, data l’importanza e la valenza, va analizzato a fondo, studiato, capito, discusso, con lo scopo, in particolare, di riuscire ad anticipare i tempi e saper cogliere prima di altri quello che potrebbe accadere alla filatelia in Italia a fronte di un sì importante cambiamento.